C5 TIME per la rubrica "PRIMA PAGINA PER". In questa 70ª uscita abbiamo il piacere di intervistare GIANCARLO CECCHINATO Maestro VII Dan di Goju Ryu karate. Non solo Futsal, ogni disciplina sportiva gioca un ruolo cruciale nel promuovere il benessere fisico e mentale. Praticare sport non solo migliora la forma fisica, ma contribuisce anche a sviluppare abilità sociali, disciplina e resilienza. L'attività fisica stimola la produzione di endorfine, che migliorano l'umore e riducono lo stress, rendendo lo sport un alleato prezioso per la salute mentale.
Cecchinato Giancarlo, nato nel 1960 e padovano di origine, è allievo diretto del Maestro Gianni Rossato, 10° dan. Ha frequentato la palestra Samurai Dojo di Padova dal 1976 al 1999, durante il quale ha praticato il Go Ju Italia. Nel corso degli anni, ha dedicato molto tempo ad approfondire il suo stile, studiando anche Kobudō e jujitsu. Il Maestro Cecchinato ha fatto parte della Nazionale Italiana di kumite e kata, partecipando a numerose competizioni fino all'età consentita dal regolamento di “FE.S.I.KA. U.K.I.D.A” e “F.E.N.N.AM”. Attualmente, insegna Go Ju Karate presso la palestra Samurai Dojo di Arquà Petrarca, nei Colli Euganei, in provincia di Padova, e al Vertigo Sport Center a Padova. Presso la palestra Samurai Dojo di Arquà Petrarca, dirige corsi di Karate tradizionale, agonistico, difesa personale e Kobudō da oltre 34 anni. Inoltre, al Vertigo Sport Center è attivo dal 2019. È inoltre coordinatore regionale del settore Karate per il CSEN Veneto.
Benvenuto, Maestro Giancarlo. Ho voluto riassumere i momenti salienti della tua carriera nel Karate Go-Ju ma da buon intervistatore avrei dovuto approfondire il tuo curriculum all'interno di un kimono bianco che ha segnato la storia del Karate padovano e non solo; ma 50 anni di curriculum sportivo sono davvero tanti da catalogare in un'intervista. La domanda Maestro è inevitabile: cosa ti ha spinto, nel 1976, a intraprendere la pratica di questa affascinante arte marziale, il Karate, le cui origini risalgono approssimativamente al VII secolo sull'isola di Okinawa, parte dell'arcipelago Ryukyu, a sud del Giappone?" Cecchinato Giancarlo > Fino a pochi anni fa, mi sono spesso chiesto perché, tra le tante attività disponibili, avessi scelto proprio il karate. Ho praticato diverse discipline, tutte con entusiasmo, e in alcune di esse ho anche dimostrato buone capacità, o almeno una certa predisposizione. Sicuramente, ho iniziato a praticare karate attratto dall'ambiente unico che lo caratterizza, oltre dalla disciplina e il rispetto, dai movimenti di gambe e braccia, e dal fatto che, negli anni '70, era una disciplina in forte espansione. Quando ho cominciato, ho subito avvertito che il karate faceva parte di me; mi faceva stare bene. Non cercavo scorciatoie né premi: il lavoro da svolgere era tanto, ma il vero obiettivo era la crescita personale, al di là di medaglie e riconoscimenti. Dal punto di vista fisico, il karate contribuisce a migliorare una serie di qualità, come agilità, flessibilità, equilibrio e coordinazione motoria. Questi benefici mi hanno spinto a continuare e a mantenere viva questa passione nella mia vita.
Quanto è stata importante e fondamentale nella tua carriera l'esperienza di essere un allievo diretto del Maestro Gianni Rossato, 10° Dan e fondatore nonché caposcuola dello stile? Hai frequentato la palestra Samurai Dojo di Padova dal 1976 al 1999, un periodo che ha sicuramente influenzato il tuo percorso nel Karate. Cecchinato Giancarlo > Ho avuto la fortuna di allenarmi con molti atleti di alto livello nella palestra che frequentavo a Padova. Come è noto, allenarsi con compagni di tale calibro offre uniche opportunità di crescita. Il mio impegno costante è sempre stato orientato verso il miglioramento personale. Ricordo una tecnica specifica con le gambe su cui mi allenavo per ore, sia davanti allo specchio che con altri atleti. Potevo eseguirla in vari modi: dall'alto, dal basso, e sapevo come adattarla rapidamente se l'avversario si spostava a destra o a sinistra. Questa capacità di reazione immediata era il risultato di un allenamento intenso e mirato, che mi ha portato a raccogliere molte soddisfazioni in diverse gare, sia nazionali che internazionali.
Durante questo periodo, hai praticato il Go Ju Karate, dedicando molto tempo al perfezionamento dello stile. Hai anche studiato per molti anni Kobudō e Jujitsu. Quanto sono state importanti queste due discipline per le fondamenta del tuo percorso e per ciò che sei diventato per i tuoi allievi nelle varie scuole di Karate dove attualmente insegni il tuo stile?" Cecchinato Giancarlo > Il Kobudo e il Ju Jitsu sono discipline che fanno parte dello stile del Go Ju, rappresentando un completamento fondamentale. Per spiegare cos'è il Kobudo, è importante sapere che si tratta di utensili da lavoro originariamente utilizzati dai contadini di Okinawa, che sono stati trasformati in armi letali. Alcuni esempi includono il Bo, un bastone che, nella vita quotidiana, poteva servire come sostegno durante la camminata o per portare secchi d'acqua sulle spalle. Nelle mani esperte, il Bo diventa un'arma micidiale. Un altro esempio è il nunchaku, composto da due bastoncini di legno collegati da una cordicella, originariamente utilizzato per battere il riso. Anche questo strumento, se maneggiato da esperti, si rivela molto efficace. I falcetti, utilizzati per tagliare frumento o riso, possono anch'essi diventare armi letali se usati in modo appropriato. Ci sono molte altre armi nel Kobudo, ma questi esempi offrono un piccolo chiarimento sulla disciplina. Il Ju Jitsu, d'altra parte, si concentra su tecniche di bloccaggio, leve e strangolamenti, ed è un'arte marziale progettata per neutralizzare l'avversario. Il significato di Ju Jitsu è "l'arte della cedevolezza" o della "flessibilità". Attualmente, io e mio figlio Marco gestiamo due scuole: una ad Arquà Petrarca (PD) e una a Terranegra, presso il Vertigo Sport Center. Siamo molto soddisfatti dei progressi e dell'impegno dei nostri allievi.
Hai fatto parte della Nazionale Italiana di Kumite e kata, partecipando come agonista a numerose competizioni anche da Capitano fino all'età consentita dal regolamento, rappresentando le federazioni 'FE.S.I.KA.', 'U.K.I.D.A.' e 'F.E.N.N.AM'. Qual è stata l'esperienza che ti è rimasta più impressa nel cuore e nella mente mentre difendevi il tricolore nei vari palazzetti europei?" Cecchinato Giancarlo > Penso a un evento indimenticabile: il Trofeo Shotokan svolto a Macerata, dove ero ancora cintura marrone. Si trattava di una competizione riservata esclusivamente alle cinture nere, ma ho chiesto di indossare per quel giorno la cintura nera, anche se sapevo che non sarebbe stata un'azione marziale. Avevo una voglia matta di partecipare a quel torneo di Kumite, e mi sentivo in formissima, visto che mi allenavo tantissimo. Ho disputato una gara strepitosa, vincendo la semifinale alla grande, ma una svista arbitrale non mi ha permesso di accedere alla finale. Al termine del trofeo, mentre eravamo in pizzeria, molte persone venivano a chiedermi se fossi l'atleta che aveva eseguito tutte quelle mosse con le gambe, tanto era rara la velocità e la varietà di colpi che avevo mostrato in gara. È stata davvero una giornata da ricordare. Un altro momento da segnalare è stato il Trofeo del Presidente, che si svolse a Crema. In quella competizione, la squadra era formata da tre atleti e si combatteva per vedere chi vincesse più incontri, passando così il turno. Ho vinto tutti i miei combattimenti, ma i miei compagni hanno avuto risultati misti, tra pareggi e sconfitte, il che ha portato alla parità. Così, ho dovuto affrontare uno spareggio per passare il turno. Ho disputato sette combattimenti in quella bellissima gara. Ci sono stati molti altri eventi, anche con le nazionali, ma questi due restano tra i miei ricordi più vividi. Ripensando al mio percorso, realizzo che ho praticato agonismo da quando avevo 17 anni fino ai 35 anni, quando era consentito.
Insegni, Go Ju Karate presso la palestra Samurai Dojo di Arquà Petrarca, situata nei Colli Euganei in provincia di Padova, e al Vertigo Sport Center di Padova, hai tenuto per molti anni corsi anche nelle palestre del tuo Maestro in un corso avevi ben 24 cinture nere. Nella palestra Samurai Dojo di Arquà, conduci corsi di Karate tradizionale e agonistico, difesa personale e Kobudō da oltre 34 anni. Presso il Vertigo Sport Center, sei attivo dal 2019. Quanto tempo dedichi a questa tua passione? Come si relaziona l'uomo di sport, Maestro Giancarlo Cecchinato, con i suoi atleti? Qual è il livello di disciplina che si infonde in questo sport?" Cecchinato Giancarlo > Insegnare è un grande impegno, non solo per trasmettere lo stile di karate, ma anche per instaurare una collaborazione proficua con i propri allievi. È fondamentale saper riconoscere il momento di spingere, quello di aiutare, quello di richiamare e quello di consolare. Negli ultimi anni, ho notato un cambiamento nell'atteggiamento di molti allievi. Il rispetto che avevamo per il nostro Maestro era molto elevato; oggi, un bravo Maestro deve essere anche una persona capace di comprendere il comportamento degli allievi. Il karate è un'arte marziale; dove non sentirai mai dire: “vado a giocare a karate”, ma piuttosto: “vado a fare karate”. La filosofia del karate-dō, in particolare il termine "kara", significa purificare sé stessi da pensieri egoistici e malvagi. Solo con una mente e una coscienza limpida il praticante può realmente comprendere la conoscenza che riceve. Collaboro con l'ente CSEN da 20 anni, un'organizzazione riconosciuta dal CONI. Attualmente, sono il Coordinatore Regionale del settore Karate per il CSEN Veneto. Insegno il lunedì e il giovedì al Vertigo Sport Center e il mercoledì e il venerdì nella palestra di Arquà Petrarca (PD).
Nel 1999, ti fu richiesto di proseguire il lavoro intrapreso da Graziano Noventa, dopo la sua prematura scomparsa. Per il Maestro Giancarlo Cecchinato, penso sia stata una vera e propria missione. Con passione e determinazione, hai guidato la scuola fondata dall'amico, Graziano, e da quel momento si è registrata una crescente partecipazione degli atleti in tutti i corsi e nelle competizioni. Qual è il tuo 'segreto' nel trasmettere passione e devozione per il Karategi, che si riflette nel comportamento dei tuoi giovanissimi atleti? Cecchinato Giancarlo > Ricordo con inestimabile affetto l'amico di tatami, Graziano. Il karate è un'arte marziale che si porta con sé per tutta la vita, anche quando non si frequenta più. Chi pratica karate continua sempre a migliorare l'autocontrollo, la disciplina personale e il rispetto per gli altri. Si impara a gestire le proprie emozioni e reazioni, a perseverare e a rafforzare lo spirito. Una delle componenti più importanti del karate è la sua filosofia. Questa arte marziale promuove valori fondamentali come il rispetto per gli altri, l'autocontrollo, l'umiltà e la perseveranza. Gli insegnamenti del karate vanno ben oltre la sala d'allenamento, incoraggiando i praticanti a integrare queste virtù nella loro vita quotidiana.
In questi anni di attività, la Samurai Dojo del Maestro Giancarlo Cecchinato ha formato oltre 50 cinture nere, segno di un'alta determinazione e di una solida formazione tecnica degli atleti che la tua scuola è in grado di offrire. I tuoi atleti hanno trionfato, sollevando al cielo numerosi trofei in diverse manifestazioni, sia regionali che nazionali. Tutto ciò è sinonimo di lavoro, sudore e sacrificio da parte dei tuoi giovanissimi atleti. Quanto tempo ci vuole a un giovane atleta per diventare un karateka formato? Cecchinato Giancarlo > Come molte altre attività complesse, circa 6-8 anni di pratica assidua consentono di raggiungere un livello da accettabile a più che accettabile nel karate. Di solito, per passare dalla cintura marrone alla cintura nera, sono necessari almeno sei anni di pratica costante e determinata. L'esame per l'acquisizione della Cintura Nera di 1° Dan deve essere sostenuto davanti a una Commissione, ma può essere affrontato solo quando il Direttore Tecnico della propria Scuola giudica il praticante pronto.
Maestro Giancarlo, con la tua vasta esperienza di 49 anni nel Karate, specializzato nella formazione di giovanissimi e giovanissime, quanto è fondamentale per un ragazzo o una ragazza intraprendere il percorso del Karate? Quali benefici costruttivi, sia a livello psicologico che agonistico, può offrire a un atleta che si avvicina a questa disciplina? In sintesi, quali motivazioni daresti a un genitore che desidera introdurre il proprio figlio o figlia nel mondo dello sport attraverso il Karate?" Cecchinato Giancarlo > Il karate si basa sul potenziamento muscolare e sulla ricerca dell'efficacia del corpo, rendendolo un'arte marziale completa. Questa disciplina non permette mai di annoiarsi, poiché il livello di difficoltà aumenta costantemente. Essendo un'arte marziale a mani nude, il karate consente, attraverso un allenamento razionale, di educare il corpo e la mente a rispondere a qualsiasi tipo di aggressione. Il praticante ha a disposizione un ampio ventaglio tecnico, che si basa sull'uso delle armi naturali del corpo umano, come piedi, mani, ginocchia e altro ancora.
Maestro Giancarlo, quale è stato il momento più emozionante che il Karate ti ha regalato nella tua carriera? Cecchinato Giancarlo > Il karate mi ha regalato molti momenti emozionanti, sia nelle competizioni che nell'insegnamento. Ho avuto il privilegio di ricevere molto dai miei allievi e di incontrare personaggi significativi nel mondo delle arti marziali. Queste esperienze hanno arricchito il mio percorso e hanno contribuito a formare il mio approccio all'insegnamento e alla pratica del karate.
Qual è il sogno nel cassetto del Maestro Cecchinato Giancarlo nel Karate? Cecchinato Giancarlo > In verità, il karate mi ha dato tanto, ma ho costruito tutto con il mio impegno. Dopo quasi 50 anni di pratica, penso di non volere altro dal karate. Auguro a tutti di avere la volontà e il piacere di praticare il karate come l'ho avuto io.
Grazie al Maestro Giancarlo per la sua disponibilità. In bocca al lupo per il proseguo della stagione e buona vita.
Nicola Cecchinato dalla Redazione di C5 TIME vi saluta e vi dà appuntamento alla prossima uscita, con una nuova intervista per la rubrica “PRIMA PAGINA PER”.